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Invito ai Rappresentanti delle Forze Politiche ed Enti Governativi Provinciali e Regionali d'Abruzzo alla determinazione di una densità demografica ottimale
Copyright © fin dal 2000 LABORATORIO EUDEMONIA - Alcuni diritti concessi - Versione 2.3
Gentile Signora, gentile Signore,
voglia gradire il nostro più cordiale saluto!
Come certo saprà, negli ultimi mesi la popolazione mondiale ha raggiunto e superato i sei miliardi di unità, quella dell'India il miliardo. Tali fatti, pur rappresentativi di una grave questione demografica che andrebbe affrontata con immediata ed estrema cura, non hanno invece goduto della necessaria attenzione pressochè da parte di alcuno. Anche la maggior parte delle persone e dei gruppi più impegnati socialmente è rimasta quasi del tutto indifferente davanti a ciò che concorre fortemente al sorgere dei mali più profondi della nostra epoca.
Immaginando che anche Lei, come noi, stia sentendo impulsi di sano personale coinvolgimento, ci permettiamo ora di contattarLa nella speranza voglia trattare diffusamente tale tema all'interno del Suo Gruppo e nelle Assemblee amministrative e politiche locali. Lungi dall'essere, infatti, una questione riguardante soltanto luoghi lontani dal nostro Paese, il problema demografico si esprime pienamente, ormai da tempo e nella generale inconsapevolezza, anche in ogni Regione d'Italia, per giunta aggravato da stili di vita pesantemente industrializzati.
Ed infatti, nello specifico caso Abruzzese, ricordiamo che (secondo dati del 1998) la densità abitativa della nostra Regione è di ben 118 unità per kmq, la qual cosa equivale a dire che ogni Abruzzese, ripartendo idealmente il territorio della nostra Regione, dispone di una area di sole 0,84 parti di ettaro ( nota 1) dalla quale trarre il fabbisogno alla sua vita ( nota 2) e sulla quale godere della sua individualità ed esprimere il suo potere creativo.
Anche se è cosa piuttosto complessa determinare con metodo scientifico una densità abitativa complessiva ottimale o massima auspicabile per una società, e stabilire quanti individui un territorio possa sopportare senza degradarsi, col semplice sguardo d'insieme che ci viene dal vivere in prima persona questa situazione è però facile capire come si sia già da tempo superata una certa soglia minima di benessere e salubrità psicofisiche, nonchè di sana indipendenza economica, giacchè la vita degli Abruzzesi, non bastando più il loro territorio a soddisfare le esigenze di una popolazione in largo eccesso, dipende ormai ben più da altre zone della Terra che dall'Abruzzo stesso.
Per questi motivi di sovrappopolazione interna, senza dimenticare gli attuali fenomeni di immigrazione selvaggia su suolo Abruzzese, derivanti da sovrappopolazione esterna e certamente destinati a crescere, pensiamo che sia opportuno che la questione demografica vada affrontata a, e debba ricevere l'apporto da, vari livelli. Essa deve essere discussa, chiarita e decisa, sì, in àmbito globale, con l'intervento di forze politiche nazionali e sovranazionali, essendo il problema di portata planetaria, ma anche in àmbito locale, ad ogni buon diritto e dovere, poichè è anche localmente che essa si manifesta e anche localmente può trovare efficaci soluzioni.
In particolare e per cominciare, sarebbe più che opportuno avviare un solerte studio multidisciplinare sulla situazione demografica locale, in ogni Provincia e Regionale, sugli effetti, per nulla positivi, che la sovrappopolazione locale, non solo cittadina ma anche rurale, produce sugli individui stessi, la società e l'ambiente. In tal modo sarebbe possibile attribuire finalmente una responsabilità ben precisa a tanti dei problemi ancora con paternità vaga che oggi ci assillano, e presentar loro le soluzioni che stavano aspettando. Allo stesso tempo sarebbe oltremodo auspicabile chiarire in che misura siamo reali figli della nostra terra ed in quale altra siamo invece dipendenti da lontane zone del mondo, per cercare di ristabilire, nel tempo, un sano equilibrio tra queste due modalità economiche ( nota 3).
Da questo studio emergerebbe immediatamente che l'attuale nostra densità demografica ha già raggiunto e superato evidenti segnali di pericolo e che una ulteriore crescita della popolazione locale (non importa se per motivi endogeni: ripresa della natalità locale, od esogeni: per immigrazione) aggraverebbe ulteriormente e terribilmente la nostra già precaria situazione. In tal caso, pur con ritardo, questo stesso studio dovrebbe allora determinare un numero ottimale, per la nostra epoca e dal punto di vista dell’individuo, della società e dell’ambiente, di abitanti per Provincia e per l'intera Regione, cui far riferimento per ogni nostra incombenza di gestione presente e progetto di sviluppo futuro ( nota 4).
Pur consapevoli delle numerose implicazioni che una tale iniziativa comporterebbe, crediamo che la situazione locale e planetaria richieda un immediato ed intenso impegno in questa direzione. Crediamo anche che questo nostro impegno di autodisciplina non solo assicurerebbe un sereno futuro alla nostra Regione, ma fornirebbe anche un importante punto di riferimento al resto del Mondo: sia ai Paesi meno sviluppati, generalmente affetti da crescita esponenziale della popolazione, che a quelli più sviluppati, generalmente affetti da iperurbanizzazione, entrambi ancora immersi nel torpore, frastornati ed indecisi sulla direzione da prendere.
Per tutto ciò, speriamo che la questione demografica emerga potentemente all'attenzione delle coscienze e diventi tema di diffuso dibattito locale, e così pure speriamo che lo studio qui auspicato diventi presto concreta realtà ( nota 5).
Gentile Signore, ringraziandoLa profondamente per la Sua cortese attenzione, ed augurandoci che questa nostra, pur modesta, iniziativa abbia incontrato presso di Lei un qualche grado di consenso, Le rinnoviamo il nostro miglior saluto.
Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia
NOTE
1) Per un breve confronto: un italiano (media nazionale) dispone di sole 0,52 parti di ettaro, un'area ben inferiore a quella che ognuno possa desiderare di, e sia opportuno, disporre. In questa pesante, triste situazione l'Italia trova all'interno dell'Unione Europea ricolmi compagni nella Germania (235 abitanti per Kmq. - 0.42 ettari per persona), nell'Inghilterra (243 abitanti per Kmq. - 0.41 ettari per persona), nel Belgio (310 abitanti per Kmq. - 0.32 ettari per persona) e nell'Olanda (457 abitanti per Kmq. - 0.21 ettari per persona). La media europea è: 127 abitanti per Kmq. pari a 0.78 ettari per persona; quella mondiale è: 44 abitanti per Kmq. pari a 2.27 ettari per persona (ma si badi che in questo conteggio vengono considerati anche deserti e calotte polari, altrimenti l'area pro-capite si abbassa ulteriormente: circa 1.3 ettari).
All'interno della situazione planetaria, si verificano casi come quelli degli Stati Uniti in cui ognuno dispone ancora di un'area di 3,44 ettari di territorio nazionale, e dell'Australia, dove ognuno può godere di ben 50 ettari (ed auguriamoci che sappiano conservarseli!); ed anche casi di atavica incuria come quelli dell'India, dove ognuno dispone di 0,31 parti di ettaro, e del Bangladesh, dove un essere umano dispone di soli 0,10 parti di ettaro, la qual cosa dà una luce di maggior chiarezza a molti tragici fatti che vediamo riportati nelle quotidiane cronache narrate dai media.
2) Alcuni ricercatori della University of British Columbia, in Canada, hanno determinato, pur con larga approssimazione, la ecological footprint, l'impronta ecologica che un individuo, in base allo stile di vita che conduce, lascia sul territorio. E così, tramite un loro apposito calcolatore reso disponibile in Internet, è possibile derivare che per le necessità medie individuali europee di cibo, alloggio, trasporti, beni di consumo, servizi e quant'altro si usi per vivere, è necessaria un'area compresa tra i 6 ed i 7 ettari. Pur certo essendo rozza la misura, non possiamo non tenerla ben presente negli importanti processi decisionali relativi alla nostre Provincie e Regioni. Si misuri la propria personale impronta ecologica recandosi at: http://www.lead.org/leadnet/footprint/intro.htm
3) Sia una economia che si attui localmente che una che si attui globalmente hanno entrambe pregi e difetti. Non è il caso di affrontare qui l’argomento, ma vorremmo comunque ricordare che una economia locale rende la società che la pratica più solida a fronte di una scarsa innovazione; una economia che si basi su scambi con paesi lontani certo arricchisce ma allo stesso tempo crea instabilità e dipendenza dall’esterno. Il clima di continua emergenza e di folle rincorsa economica che oggi viviamo deriva in gran parte proprio dallo squilibrio che si è creato per aver dato troppo spazio all’economia globale togliendolo a quella locale. Uno riequilibrio di queste due componenti è la scelta più assennata cui ci si possa oggi dedicare in campo economico.
4) In riguardo al nostro sviluppo futuro, ci si permette di ricordare che oggi, in tempi di scienza e non più di forza bruta, esso è favorito in maniera enormemente maggiore da una crescita qualitativa delle persone, quindi da una loro maturazione e preparazione intellettuale, che non da una semplice crescita quantitativa della popolazione. Più che favorire quest’ultima, quindi, occorre coltivare ed organizzare meglio che si possa la popolazione esistente: così facendo, persone che oggi sono persino di peso alla società ed emarginate diverranno domani in grado di compiere autentici prodigi e di far da positiva guida ad altri. Si consideri inoltre che ad un così grande sviluppo esteriore, materiale, come quello raggiunto dalla nostra società, deve necessariamente aggiungersi ora una naturale evoluzione organizzativa, un vero sviluppo interiore, altrimenti il primo non sorretto dal secondo si accascerà ben presto su sè stesso.
5) A circa due mesi di distanza dalla prima stesura di questo appello, abbiamo ricevuto un eccellente studio intitolato "Optimum Population for Europe" effettuato da David Willey, chairman dell'Optimum Population Trust. Nell'accingersi all'impresa della determinazione di una densità locale ottimale, tale studio più generale potrebbe risultare di grande aiuto. Esso è accessibile richiedendolo at: inlingua.opt@dial.pipex.com oppure at Mr. David Willey, OPT, 12 Meadowgate, Urmston, Manchester M41 9LB, England.
Ci sia concessa un’ultima nota. Qualora lo studio confermasse ciò che qui si ipotizza (che il nostro territorio sopporta già troppa umanità) dovremo impegnarci ancor più, od iniziare di buzzo buono, a contribuire a rendere migliori le condizioni di vita in quei Paesi i cui abitanti avrebbero desiderato trasferirsi presso di noi. Magari, proprio intensificando, od inviando per la prima volta, inviti temporanei ad alcuni di loro per fornirli del tutto gratuitamente di conoscenze di cui disponiamo che possano aiutare la loro Comunità a raggiungere una piena autosufficienza.
Allo stesso tempo, per evitare che il nostro doveroso rispetto per una densità demografica ottimale possa pur minimamente ostacolare il positivo processo in atto di universalizzazione delle culture ed unione dei popoli, dovremo promuovere ancor più scambi culturali di ottima qualità (soprattutto telematici, perchè immensamente più efficaci rispetto al semplice trasporto di materia organica attivato dal turismo convenzionale) con tutti i Paesi del mondo.
I dati sulla densità demografica sono stati ricavati da:
www.istat.it
www.worldbank.org
DIPARTIMENTO PER LA QUESTIONE DEMOGRAFICA
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