Egregio Presidente,
Le presento i miei migliori riguardi.
La prego di voler considerare un fatto di grave ingiustizia, che nasce decenni fa e che, dal 2001, si collega alla sacra figura del Presidente della Repubblica, procurando, agli occhi dei cittadini, un danno d'immagine di pari gravità.
Da oltre quarant’anni il Popolo italiano subisce le conseguenze di una normativa edilizia che, anziché esprimere i valori della Costituzione, li contraddice e, con il D.P.R. 380 del 2001, viene a portare – anche suo malgrado – la sigla formale del Presidente della Repubblica trascinando questa figura in un quadro di pari disvalore.
Il decreto in questione, all'art. 36 e 36-bis, attribuisce sanzioni punitive al proprietario di immobile pur se le irregolarità sono state compiute da altri: committenti, costruttori, progettisti, direttori dei lavori. Con la mancata cura di funzionari ed Enti pubblici, i quali, pur diffuso il problema, non presero contromisure.
La figura del Presidente della Repubblica, garante dei valori fondativi del nostro Paese, ne risente per più d'un motivo: la norma non tutela chi ha acquistato un immobile corredato di tutti i documenti, trasformando l'atto di acquisto in una trappola retroattiva, che impedisce la circolazione del bene; trasferisce sugli innocenti sanzioni, talora pari a decine di migliaia di euro, lasciando impuniti i responsabili; costringe i Cittadini a ripianare le mancanze del bilancio pubblico in luogo di coloro che violarono la legge; svilisce la funzione pubblica, rendendola creditrice di somme che la giustizia sostanziale vorrebbe fossero esigite altrove e che pone invece in capo al Cittadino per via d'un sistema che a questi non lascia spazio.
Parlamento e Senato, Corti e Tribunali, Enti ed Istituzioni, Politici locali e nazionali, Tecnici privati e pubblici, Ordini Professionali, Associazioni, garanti e quant'altri ... nonostante così tanti attori, a tutt'oggi l'ingiustizia è ancora presente, continua a colpire il Cittadino, e l'immagine del Presidente della Repubblica non può non risentirne. Ci si può stupire se una buona metà dell'Elettorato italiano si tiene ben distante dalle urne, da questo mondo che appare non avere la minima cura per l'interesse dei giusti?
Signor Presidente, ogni nuovo caso di errata attribuzione di pene pecuniarie per irregolarità edilizia, ogni ennesima sopraffazione del Cittadino, si lega in qualche modo alla firma del Presidente della Repubblica (anche se puramente formale e priva di ogni responsabilità politica) e così permanendo le cose, non solo si colpiscono i principi di responsabilità e ragionevolezza ma appare offuscata anche la più alta delle cariche: facendola garante procedurale di una iniquità materiale che nessuno ha mai fermato.
Signor Presidente, la norma va corretta, come avrebbe dovuto esserlo dall'inizio. Il proprietario in regola sia tenuto ai soli costi di aggiornamento documentale. Il danno erariale sia risarcito dai responsabili, subendo essi le relative sanzioni. Se gli Enti locali non si diranno soddisfatti, se la prendano con loro stessi. Chi rilasciò quei documenti?
Un immobile può ereditare la necessità di vedersi controllato, ma non può ereditare una pena. La pena compete: o a chi, allora, non si curò di essere più corretto e preciso od a chi, oggi, pretende si debba punire (per giunta in maniera indiscriminata) ciò che fu fatto vari decenni fa. Di tanto in tanto si offre una via d'uscita persino a chi davvero commise un abuso. Per quale ragione mai si pensa a liberare da ingiusti pesi chi è in regola, avendo preso per buoni i documenti rilasciati dai vari competenti?
Signor Presidente, confido nella Sua stima e questo già mi basta.
Resto comunque a disposizione per qualsivoglia necessità.
Grato per il Suo tempo, con profondo rispetto,
Danilo D'Antonio
Laboratorio Eudemonia
Teramo, Abruzzo
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