Quando delle persone si uniscono a formare una società si rivela subito la necessità di leggi e concetti che regolino la vita. Si tratta di limiti od obblighi, cioè doveri, che si barattano in cambio di diritti e di idee tese ad accrescere la capacità sociale delle persone. Tali leggi e concetti però sono solo delle convenzioni, non hanno alcun fondamento, riscontro, con quanto avviene in natura, nella realtà. La società ha dovuto far ricorso a tali invenzioni per meglio tenere uniti i suoi individui.
Un esempio: "La legge è uguale per tutti".
Ebbene, pur apprezzandone l'intento, non possiamo non notare come questa affermazione sia falsa e fuorviante: il concetto di "uguaglianza" è frutto della fantasia di noi uomini poiché in natura non esistono e mai esisteranno due cose eguali. Pensate agli infiniti granelli di sabbia di una spiaggia: sono tutti solo simili ma l'uguaglianza in essi non esiste. Altrettanto impossibile quindi assegnare due pene eguali a due persone eguali per due delitti eguali.
E' bene soffermarsi un po' su quanto appena detto non liquidando la cosa all'insegna della banalità, poiché il vero, la realtà, risiedono spesso proprio in quel banale che si tende a tralasciare. Il concetto stesso di banalità è frutto della fantasia di noi esseri umani ed ha valore solo entro determinati e ristretti limiti di applicazione.
Continuiamo: rimanendo nell'ambito della giustizia incontriamo subito i "colpevoli". Ebbene se è giusto, cioè utile, rendere inoffensiva una persona votata al male, è ugualmente opportuno osservare che se essa è così lo si deve ad una catena infinita di eventi. Genitori ed ambiente esterno hanno influito sul "cattivo" in modo tale che egli non è potuto divenire altrimenti. Allo stesso modo noi siamo giunti ad essere "buoni", e non poteva essere altrimenti, poiché una catena infinita di eventi ha premuto in quella direzione. La società ha dovuto ricorrere all'invenzione della responsabilità esclusiva di una persona, riguardo al suo operato, in un tentativo di difesa dal male purtroppo soltanto approssimativo e sicuramente inefficace, come ci dimostrano quotidianamente le cronache.
Stesso tipo di equivoci nascono dai "diritti" sanciti dalle leggi umane. Sorti in risposta ad una giustissima esigenza di difesa dei deboli dalle prepotenze dei forti, o dalla pura crudeltà della vita, nelle menti delle persone più civilizzate finiscono di frequente per generare una percezione del mondo falsata, in cui tutto è dovuto dalla società e nulla è rimesso alla propria responsabilità personale. Conquista di eccezionale importanza, certamente da completare ed estendere, i diritti concessi dagli esseri umani a loro stessi non devono farci dimenticare che le crude leggi che governano la natura, la realtà fisica, materiale in cui viviamo comandano su tutto, comunque e sempre, per la qual cosa, pur continuando a beneficiare del nostro grado di civiltà, non dobbiamo dimenticare il ristretto ambito in cui le nostre leggi hanno validità.
Affermazioni del genere avranno ora un effetto diverso su ognuno di voi. E per ciò è necessaria una osservazione. Riferendoci al carattere di una persona, possiamo definirlo "forte" oppure "debole". Ma "forte", intendendo sicuro, deciso, vuol dire anche chiuso, rigido. Così come "debole", oltre che insicuro, indeciso, sta anche per aperto, agile. Infatti, come tutto ciò che esiste, anche i diversi tipi di caratteri hanno un lato positivo potenzialmente di eguale vastità di quello negativo. Ora, tornando a noi, i caratteri "deboli" si troveranno facilmente d'accordo con quanto stanno leggendo, mentre i caratteri "forti" avranno probabilmente molto da eccepire. Ma qui non si pretende che tutti la pensino come chi scrive. Qui non si pretendono ragioni. Queste parole sono solo una breve indicazione che ognuno dovrà sviluppare con l'esperienza del proprio personale studio.
Torniamo al falso. Esso ha realmente una azione benefica su società ed individui: il progresso raggiunto non sarebbe stato realizzabile se non fossimo vissuti uniti grazie a leggi e concetti sociali tesi a cercare di rendere migliore una realtà a volte così assurda e crudele. Però il falso ha altrettanti effetti negativi. Milioni di soldati caduti in guerra, se potessero, confermerebbero questa affermazione. Due o più società, pur di mantenere le proprie idee, le proprie convenzioni divenute convinzioni, preferiscono spesso mandare alla morte i propri uomini piuttosto che rinunciarvi unendosi.
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Ed uno dei pericoli più gravi è proprio quello che ad un certo punto l'intera società, anche gli stessi governanti, dimentica che leggi e concetti sociali sono solo convenzioni. Il falso acquista nella mente di tutti dignità di realtà. In questo modo parecchie cose cominciano a funzionare alla rovescia. Non soltanto nell'ambito sociale ma anche in quello individuale l'essere umano perde parte della sua capacità di ragionare correttamente.
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Un esempio: Noi diciamo: "tu mi fai arrabbiare" ad una persona che ci dice o fa qualcosa che non ci piace. Attribuiamo all'altro la responsabilità della rabbia che proviamo mentre sicuramente avremmo la possibilità di scegliere tra tante altre reazioni. Quasi tutte le liti nascono da un modo "inverso" di ragionare. Noi pretendiamo che gli altri siano in un modo a noi confacente mentre sarebbe più utile osservarci per scoprire nostri comportamenti inadeguati che magari hanno acceso il conflitto o che contribuiscono a mantenerlo in vita, spesso a nostra completa insaputa. Totalmente soggiogati dalla forza dell'abitudine viviamo quasi sempre senza analizzare quanto ci succede, scivolando sempre più in una sorta di incoscienza.
Bene, diamo ora un'occhiata ad un altro lato della faccenda. Quasi tutte le società umane sono da lungo tempo dirette prevalentemente da due poteri: quello governativo, che si esprime nella sfera materiale, quello religioso nella sfera spirituale. Vi siete mai chiesti qual'è la necessità dell'esistenza della Religione? Essa originariamente, parecchio tempo fa, cercava di ristabilire un certo equilibrio bilanciando la tendenza governativa al Falso con la diffusione della Verità, di come le cose realmente erano. Inizialmente tutto funzionava bene: Vero e Falso si equilibravano efficacemente. Col tempo però il Falso ha contagiato anche il potere spirituale trasformando la religione in superstizione. Dogmi, credi, riti con un significato ormai corrotto, deteriorato dal tempo e dalle vicende umane si sono sostituiti alla verità, alla realtà tale quale è. Proprio in questo modo le religioni-superstizioni pur se zoppicando hanno continuato a lungo a funzionare spargendo i brandelli di verità rimasti.
Veniamo ad oggi. Il progresso e la tecnologia hanno contribuito a diffondere un discreto grado di conoscenza, di cultura, in ognuno di noi. Ciò, unitamente ad una evidente più scarsa efficacia delle varie chiese-superstizioni, ha causato un diffuso allontanamento da esse. Ora possiamo cominciare a capire perché molte cose vanno a rovescio e si fa fatica a porvi rimedio.
Ebbene: il Falso è cresciuto troppo ed il Vero è quasi scomparso. Troppo spesso ragioniamo alla rovescia ed i risultati sono evidenti. Ma ciò che è andato in un senso può senza dubbio tornare nell'altro. La condizione essenziale perché ciò accada è che venga ristabilito il giusto grado di equilibrio tra Vero e Falso, fra realtà e convenzioni.
C'è da dire pure che un tale cambiamento di rotta non può avvenire soltanto da parte dei vertici dei due poteri, spirituale e materiale. Tra l'altro, essi hanno spesso un carattere troppo "forte", sicuro, deciso, rigido, chiuso, per poter comprendere appieno quanto avviene. E' bene invece che il cambiamento avvenga, serenamente, soprattutto nel profondo della società. Siamo soprattutto noi, singoli individui, qualunque sia la nostra mansione sociale, a dover operare, dapprima su noi stessi e poi verso l'esterno, un obiettivo lavoro di riflessione. Su noi stessi i risultati si vedranno subito. Quando la verità scaccia la falsità un profondo senso di pace e contentezza si diffonde in noi. Nella società i risultati tarderanno un po', ma quanto più il lavoro sarà lento tanto più sarà accurato ed efficace.
Vediamo come procedere.
- I° esercizio
Innanzitutto va sviluppata la nostra apertura mentale. Noi limitiamo la nostra mente coltivando il più delle volte un affrettato, superficiale giudizio: questo è buono, quest'altro è cattivo. Ebbene c'è un esercizio semplicissimo che ci permetterà di fare delle piccole grandi scoperte. Di ogni cosa, si osservi nella mente l'esatto opposto. Lavoro ed ozio, giorno e notte, umiltà e presunzione, successo ed errore e così via. Di entrambe le cose poi, soprattutto di ciò che non si sopporta, si osservino i pro ed i contro. Non si impiegherà molto a capire che aspetti negativi e positivi sono prerogativa di tutto ciò che esiste. Continuiamo questa analisi nel tempo su sempre nuovi oggetti e la nostra capacità osservatrice si affinerà sempre più.
- II° esercizio
Di un qualsiasi avvenimento proviamo a trovare la causa primaria. Anche qui avverranno scoperte interessanti. Ci accorgeremo che una catena davvero infinita di avvenimenti ha causato quello da noi considerato. Molto presto la realtà ci apparirà per quello che è: una serie continua di fenomeni di causa-effetto. La pratica di questo esercizio ci consentirà di comprendere meglio i meccanismi della vita sociale o più genericamente considerata. Nel tempo capiremo anche come ogni cosa sia collegata ad ogni altra esistente e come la nostra vita sia intimamente connessa a quella degli altri.
- III° esercizio
A questo punto, se avremo esercitato abbastanza la nostra mente con i primi due esercizi, potremo passare al terzo. Stavolta si tratta di riconoscere il Vero, ciò che esiste realmente, dal Falso, ciò che ci siamo inventati durante la nostra lunga storia di esseri pensanti. Prima abbiamo smascherato i concetti di giustizia, di colpa, di uguaglianza, ma la serie di invenzioni che hanno, sì, agevolato lo sviluppo dell'essere umano ma che ora si ritorcono contro di lui è sconfinata. In pratica quasi tutto ciò che è astratto ci aiuta in certi campi ma favorisce spesso un modo di pensare anch'esso astratto che rende difficile vivere nella realtà che invece è concreta. Numeri, parole, opinioni, molto di ciò che abbiamo in mente è astratto e spesso, più che esserci utile, ci allontana dal vedere le cose nella loro complessa ma concreta realtà.
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Ora, dopo aver fatto i nostri primi passi di ricercatori dell'essere, possiamo passare a studiare noi stessi. Il nostro strumento principale sarà l'autoriflessione: osservarci nel modo più imparziale possibile, senza emettere giudizi affrettati al fine di attribuire colpe, ma rendendosi solo conto di come si è. Il metodo migliore è senza dubbio la tecnica chiamata meditazione dell'osservatore, ma possiamo anche porci delle domande che nella loro semplicità contengono una grande potenzialità di sviluppo.
- A cosa mi sto dedicando?
- Cosa provo esattamente ora?
- Le strade che percorro dove mi porteranno?
- Potrei fare qualcosa in una direzione migliore?
- Perchè agisco in un modo piuttosto che nell'altro?
- Che cosa voglio ottenere?
- Cosa realmente desidero?
- Cosa devo evitare e cosa invece è bene ch'io faccia?
- C'è qualcosa che sta sfuggendo alla mia coscienza mentre sarebbe bene che io considerassi?
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Le risposte che otterremo da queste ed altre domande ci permetteranno di comprendere noi stessi sempre meglio. Piano piano il raggio di azione delle nostre domande si allargherà permettendoci di uscire dal ristretto schema mentale che ci si è costruito addosso negli anni. La nostra maggiore apertura mentale si rifletterà subito positivamente nella nostra vita coinvolgendo anche coloro che ci sono vicini. I buoni risultati ottenuti faranno diffondere naturalmente lo studio della realtà.
Sia ben chiaro, però, che è impossibile ottenere risultati positivi, cospicui e durevoli senza un adeguato impegno, altrettanto positivo, altrettanto cospicuo ed altrettanto durevole. Tanta maggiore importanza ed attenzione presteremo al nostro studio tanto più la nostra vita ne beneficierà.
E' sufficiente iniziare, il resto viene da sé.
I L
S E N T I E R O
D E L L ' E U D E M O N I A
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