Il mercato delle innovazioni sociali
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Vedete: una società, che voglia vivere bene, abbisogna, come qualsiasi altro organismo, di una struttura equilibrata. Se è vero che in questo periodo storico l'economia convenzionale è pesantemente sbilanciata a favore del privato, la qual cosa contribuisce a creare la triste situazione in cui viviamo, è anche vero che l'intero ambito dell'innovazione sociale, giuridica, governativa, costituzionale, è una attività che non beneficia per nulla di quella decisiva stimolante situazione che tanto ha fatto e tuttora fa avanzare la tecnologia scientifica e gli altri processi economici: il mercato, la possibilità di vendere la propria merce insieme ad altre dello stesso genere, potendo la migliore tra esse derivarne un premio adeguato al suo valore.
Mentre nell'intero ambito economico convenzionale occorre ristabilire un equilibrio a favore del pubblico, pure riconducendo entro la sfera delle pubbliche attività tutte quelle che sono state erroneamente, ingiustificatamente, infelicemente privatizzate, per quanto riguarda l'offerta di innovazione sociale essa va riequilibrata, quindi liberalizzata ed aperta ai privati, ai cittadini, concedendo loro la possibilità di partecipare concretamente, di offrire il loro contributo e nel caso di poterlo vedere convenientemente premiato.
Così pure, mentre urge stemperare una esasperata competizione locale e globale che oramai tende letteralmente verso una lotta corpo a corpo, è anche ora di liberare dal suo attuale regime oligarchico il sistema delle innovazioni sociali, concedendogli finalmente un po' di sana, stimolante competizione.
Perché, se è un bene che le leggi di tutela di un'opera, come ad esempio quelle del copyright, o di una invenzione, come quelle sul brevetto industriale, vengano mantenute entro certi limiti, che non superino il legittimo desiderio di un autore, o di un inventore, di esser premiato per le sue opere e fatiche, è un bene anche considerare eccessivo il fatto che un nuovo disegno, un nuovo progetto, quando non proprio una nuova visione della società e della stessa nostra vita, che vada quindi ad influire sul nostro corpus giuridico, non abbia protezione alcuna e non goda di un circuito dove poter essere presentata e letteralmente acquistata dai cittadini, con sostanzioso beneficio di chi si è dato da fare.
Una persona deve avere interesse a contribuire a migliorare la propria società, non a deteriorarla. Chi fa, od anela a fare, il lavoro di innovatore sociale deve avere la possibilità di vedere premiata la sua proposta in misura direttamente proporzionale alla sua diffusione ed utilità, nonché alla profondità del cambiamento indotto, una volta che fosse stata applicata.
Non è affatto saggio che in tutti i campi di umana attività, non solo in quelli più utili ma pure in quelli a semplici scopi di divertimento, come nello spettacolo e nello sport (ed addirittura nell'alea), siano previste ricompense perfino esorbitanti, mentre proprio lì dove nascono quelle idee che impostano il nostro pensare e vivere come individui e come società, e di conseguenza il futuro dell'intero nostro Pianeta, tutto sia lasciato nella pratica alla mercè di lobby di potere che operano non sulla base di valori condivisibili bensì mossi da loro interessi riservati.
IL MERCATO DELLE INNOVAZIONI SOCIALI
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