Date: 25/01/06 11.43 From: Laboratorio Eudemonia To: asf-list@abruzzosocialforum.org Subject: [asf-list] Anno 37: risveglio ambientalista Vincent: grazie per avermi letto e per aver accettato tanto il mio contraddittorio quanto le contraddizioni insite nella pura realtà delle cose. Ed ora: Premesso che ognuno di noi fa già il massimo per migliorare questo mondo, per la qual cosa ci dobbiamo reciproca, consistente e manifesta gratitudine, proviamo insieme a mettere in chiaro una questione che personalmente ritengo davvero importante. Importante tanto per le sue dimensioni, quanto pure per la disastrosa assenza di persone che attualmente ci sta lavorando su. La questione è complessa, per cui vi chiedo un po' di pazienza e di permettermi di toccare diversi argomenti in quanto tutti strettamente collegati e necessari a comprendere l'insieme. Poniamo che la nostra sensibilità ambientale ci porti a presentare od a promuovere un progetto di risparmio energetico, riciclo, riuso, etc. Occorre innanzitutto chiedersi: "Cosa ci farà il Governo del mio Paese con quell'energia e con quelle risorse che l'aiuto a risparmiare?" Le utilizzerà effettivamente per scopi positivi? Per attuare una positiva trasformazione del mondo, una sensibile correzione di rotta? Oppure servirà soltanto a continuare ad alimentare la mostruosa, sporca macchina competitiva che si ostina a non voler rottamare, mentre avrebbe dovuto già da tempo sostituirla con il lindo ingranaggio di una macchina cooperativa globale? A mio modestissimo avviso: no, decisamente no. Il mio Governo, zitto zitto, chiatto chiatto, si prenderà il suo bel risparmio di energia, di risorse, e ci continuerà a fare la guerra economica con il resto del mondo. Rendiamoci conto di che razza di gente ci governa: i nostri governanti, anche i meno peggio, non si sono ancora accorti che la competizione economica cui ci istigano giorno e notte è in realtà un vero e proprio conflitto globale "dolce". Il termine "dolce" sta qui per qualificare una vera e propria guerra che viene condotta non direttamente con le armi, almeno non sempre e soprattutto non tra stati maggiori, non ancora almeno, bensì con ogni altro modo legittimo e possibile. L'invasione commerciale, il tentativo di raggiungere e mantenere una supremazia economica, è uno dei mezzi principali di questa guerra soffice. A questo punto c'è da dire, non tanto in difesa dei nostri governanti bensì per capire come siamo messi male in quanto a comprensione di quanto accade, che nemmeno i progressisti più quotati, quelli per intenderci che pubblicano sulle testate, sui quotidiani nazionale (mentre si guardano bene dal confrontarsi in Internet, sulla nuova frontiera di pensiero), hanno compreso il quadro della situazione. Costoro infatti continuano a dire che la crescita economica è "senza senso" ed occorre sostituirla, senza curarsi da parte loro d'altro, specificatamente ignorando del tutto il tema degli equilibri mondiali, della geopolitica, con una decrescita economica felice. Ora, è chiaro che sono codesti intellettuali, il cui pensiero per altri aspetti personalmente apprezzo molto, a non scorgere il significato della pulsione alla crescita, che solo per questo motivo appare loro priva di senso. In realtà la crescita è un modo elementare, letteralmente primitivo, ma in mancanza d'altro estremamente funzionale, tramite il quale uno stato cerca di mantenersi quantomeno in equilibrio, se non proprio di prevalere, all'interno della situazione internazionale. Ora, non essendoci, nè manifestando alcuno, consapevolezza dell'eguaglianza "competizione economica = guerra" è chiaro che a nessuno viene in mente di "fare la pace". Se non scorgo, se in questo contesto non riconosco esserci una guerra in atto, è chiaro che ho parecchie difficoltà ad ammettere la necessità di una pace. Invece questo è proprio quanto è necessario, urgente fare: occorre riconoscere che i Paesi sviluppati sono tutti in guerra tra loro. Per la qual cosa, una volta preso coscienza di ciò, essendo la guerra avversa nella Costituzione di ogni Paese progredito, possiamo senza indugio procedere a stipulare dei patti di pace, che come ricorderete per avermeli già sentiti invocare parecchie volte, dovranno contemplare accordi di autocontenimento economico, demografico, tecnologico, in modo che nessuno stato, o raggruppamento di stati, possa prevalere sugli altri, ma tutti convivere felici insieme. Detto questo, dato uno sguardo veloce alla situazione complessiva, abbiamo maggiori speranze di capire il vero valore dell'apporto ambientalista d'oggi. Gli ambientalisti, fornendo energia e risorse in più, senza condizionarle ad un preciso cambiamento di politica economica, demografica, tecnologica, ad una netta inversione di rotta, contribuiscono in pratica ad alimentare il conflitto economico, la guerra globale. Un ambientalista ci rimarrà male di sicuro, ma è altrettanto sicuro che, non condizionando il suo apporto di risparmio e riutilizzo a dei patti internazionali di autocontenimento, di fatto diviene più parte del problema che non della soluzione. Perché appunto il proprio Governo continuerà imperterrito la gara di sopravvivenza fino all'ultima briciola, fino a spappolarci tutti. (Stendiamo un velo pietoso, ma spero presto una lapide definitiva, su tutti gli ambientalisti in cattiva fede (e quanti ne sono!), su coloro che hanno preso la crisi ambientale per una occasione per far affari; con questo presupposto è inutile dire che il loro operato è pesantemente dannoso perché finalizzato all'arricchimento personale, al fatturato della propria azienda, e non alla soluzione di un problema). Ma i dubbi sull'apporto dell'ambientalismo non finiscono qui. C'è un fatto meno evidente, più nascosto da considerare, ma pure estremamente importante. L'ambientalista in buona fede, quello che non ci guadagna nulla finanziariamente bensì ci perde pure, furbescamente a questo punto si può chiedere: ma se faccio risparmiare energia e risorse al mio Paese, non contribuisco comunque a mantenere il mondo più pulito? Non va comunque meglio rispetto ad una dissipazione indiscriminata? Non disporremmo quantomeno di più tempo per uscir fuori da questo guaio planetario in cui ci siamo andati a ficcare? Beh, a mio modestissimo avviso: no, decisamente no. E' cosa estremamente difficile, possiamo dire impossibile, riuscire a prevedere l'evolversi dei vari, molteplici aspetti di una realtà tanto complessa, specie se ci si avventura da soli lungo nuovi, ancora impraticati, percorsi di riflessione. Tuttavia l'osservazione della realtà spinge a ritenere che evitando di risparmiare, anzi per assurdo consumando di più, si otterrebbe un grippaggio più veloce del sistema. Il pianeta soffrirebbe un male più acuto, ma superficiale, dal quale dovrebbe necessariamente cercare, ed avrebbe maggiori speranze, di riprendersi subito. Il mondo sarebbe costretto a cambiare totalmente vita, e ci riuscirebbe. Proprio come quando ci si prende una influenza: invece di fare la fesseria di prendersi una pasticca ed andare a sciare come se nulla fosse, rischiando un male più profondo, ci si mette a letto per sfebbrare per tornare poi in perfetta salute. Al contrario, il prodursi in mille furbizie ecologiche, ad esempio nell'ambito della riduzione dei consumi, ci porterà, una irresponsabile visione limitatamente ambientalista ci sta già portando dritto, verso una vita di stenti collettivi ed infine morte certa. Continuando a risparmiare senza mai presentare una adeguata soluzione al problema di fondo, alla guerra economica globale, senza mai porre fine alla crescita demografica, nè ad una rincorsa tecnologica tanto frettolosa quanto pericolosa, ci ritroveremo con sempre meno terra, con sempre meno spazio, con sempre meno acqua, meno cibo, meno aria pro capite, fino all'esaurimento totale, tale che una fine veloce dovuta alla sopraffazione compiuta da un altro popolo ci parrà infine una vera liberazione. L'ambientalista che ci vuol ridurre l'acqua, il cibo, l'energia, lo spazio (e pure l'aria, visto che si sgola per metterci un riduttore al rubinetto dell'acqua ma non spende una sola parola in favore di misure più giustificate ed opportune, come quella del razionamento dei carburanti ad uso stradale privato), non è solo colluso col sistema, senza nemmeno saperlo, ma lo peggiora anche, in quanto mentre il sistema vuol farci crescere perfino di più di quanto si possa sopportare, l'ambientalista vuol al contrario ridurci sempre di più. Davvero non si sa chi sia peggio: il male, od il rimedio che pretende di curarlo! Costringendoci a vivere con meno, dimostrando che è possibile vivere con poco, l'ambientalista di fatto suggerisce una ben precisa quanto pericolosa, di sicuro tragica, linea di condotta allo Stato. Poichè per gli stati sono vitali tanto l'energia quanto le risorse ai fini della vittoria finale nel conflitto globale in corso, non ci metteranno nulla ad istituire un ferreo Ambientalismo di Stato (per altro già iniziato) che ce la farà passare molto, molto brutta a tutti. Dite la verità: quanti ambientalisti avete sentito pronunciarsi in favore dello stop alla crescita della popolazione? E' indegno. E' meglio non soffermarsi sulla faccenda, sul vergognoso comportamento di chi pretende di rintuzzarci in angoli sempre più ristretti, bui e freddi, e finirà per assetarci, per affamarci, senza minimamente prodigarsi per fermare la crescita della popolazione, senza mai dare quello sguardo alla politica internazionale che potrebbe chiarire e risolvere tutto d'un sol colpo. E' vergognoso. Costoro stanno creando i presupposti per, stanno facendo nascere, una vera dittatura ecologista planetaria. Ma andiamo avanti. Concentriamoci sulle vere soluzioni, sui buoni comportamenti, non su una patologica espressione umana. Punto primo: stop alla crescita demografica. Ma siccome non possiamo farlo da soli, altrimenti altri popoli che si saranno mantenuti prolifici ci invaderanno e massacreranno tutti senza pensarci due volte ma anzi divertendosi a farlo, concentriamoci ancor più sulla richiesta di PATTI INTERNAZIONALI DI AUTOCONTENIMENTO ECONOMICO, DEMOGRAFICO, E TECNOLOGICO Una volta che avremo condizionato ogni briciola, ogni goccia di risparmio a questi Patti, una volta che avremo ottenuto un primo passo in questa direzione, potremo allora sì, con tutte le nostre capacità e forze, profonderci nello sviluppo del tradizionale pensiero ecologista basato sul risparmio. Ma non prima, perchè ciò che risparmieremo prima d'allora non andrà, non sta andando mica all'ambiente, bensì a bush, blair e berlusconi (possiamo dire anche prodi, tanto è la stessa cosa). Non c'è altro da fare. La TAV, il Ponte sullo Stretto, lo scempio della Murgia, la distruzione delle falde acquifere del Gran Sasso, i mille e mille disastri ambientali, ma pure gli infiniti soprusi, le ingiustizie, le violenze ... Tutto è dovuto al fatto che tanto le masse popolari votanti quanto i Governi devono prediligere e porre al potere le persone più aggressive, più voraci, più violente, meno sensibili, stupide quanto volete purché risolutive, conquistatrici, captive, all'unico fine di cercare di vincere la guerra per la supremazia globale e poter sopravvivere. Se noi ci daremo da fare, e quanto lavoro c'è per aver minimamente speranza di farcela, per realizzare una pace economica, demografica, tecnologica, avremo d'un sol colpo afferrato al volo ogni altro obiettivo che ci sta a cuore. Senza perseguire questi patti, perderemo su tutta la linea. Strategia: è solo e pura questione di strategia. Se cerchi di afferrare mille paperi che scappano e svolazzano da ogni parte, finirai per non prenderne nemmeno uno. Se persegui, costantemente, incessantemente, instancabilmente, un solo possente drago, finirai per averlo. 37 anni dopo la nascita di Internet e lo sbarco sulla Luna, per l'ambientalismo è ora di risvegliarsi. Diamoci da fare insieme, stabiliamo, concertiamo i passi, correggiamoci a vicenda quando sbagliamo, sosteniamoci quando ci azzecchiamo, e la méta potrà dirsi già raggiunta. dan hyperlinker http://www.hyperlinker.com/change/ Vincent, se sei arrivato fin qui :) non posso lasciarti senza Un saluto dai Monti dell'Eudemonia http://monti-eudemonia.hyperlinker.org/