|
quando le donne aprono gli occhi Copyright © 07/07/40 Sandra dei Sorrisi - Tutti i diritti riservati - Original La signora Giovanna vive in una zona della Maremma dove possiede un pezzo di terra sul quale si trova la sua casa. Lì abita da quando è nata. Un bel giorno, liberatasi di tanti impegni, decide di mettere in atto un'idea che ha in mente da tempo: allevare delle galline per le esigenze domestiche sue e dei suoi cari. Anche perchè da quando è scoppiato lo scandalo dell'"aviaria" non vuole più comperare carne dalla dubbia e sconosciuta provenienza. Perciò le occorre un pollaio. Chiede allora al nipote di prendere delle assi di legno e montare la casetta per i polli nell'orto. Non l'avesse mai fatto! Dal momento che la signora Giovanna vive in un territorio che piace ai VIP, è prioritario che esso resti immutabile, come disegnato sulla tela di un pittore e fermo in quella posizione. Non si tollerano iniziative di alcun tipo! Le viene suggerito dal vicino di casa, più scaltro, di fare richiesta di sanatoria al Comune, "altrimenti sono guai!" l'avverte l'uomo. La signora Giovanna si affretta a fare tale richiesta: "Sennò dove metto i miei polli senza il pollaio?" si domanda la signora. I componenti della Giunta Comunale, con i loro parrucconi sulla testa, si riuniscono e stabiliscono che non possono tollerare un tale abuso: il pollaio è illegale. La signora non può cavarsela così facilmente. Preoccupata per i suoi polli, la signora chiede al vicino che fa il geometra cosa deve fare. Questo, gonfio di soddisfazione, spiega alla signora che deve fare richiesta del permesso di costruire. La signora Giovanna è perplessa: "devo chiedere il permesso agli impiegati del Comune di quello che posso fare sulla mia terra? Per un pollaio?". "Eh sì, signora mia - risponde il geometra, che d'un tratto non le sembra più il suo vicino, quel bambino che ha visto crescere e giocare fin nel suo giardino e nel suo orto, proprio dove ora sorge quel discusso pollaio - mica si può fare come si vuole! Sennò, dove andremmo a finire? Si devono rispettare certe regole, è un fatto di civiltà." "Già, dove andremmo a finire? e voi esperti, cosa fareste?" chiede la signora Giovanna, che ha già compreso che si tratta di dover spendere denaro. "Allora, quanto mi costa codesto pollaio?" "Ecco, si tratta di presentare degli allegati alla richiesta, non si può farne a meno, è la legge: una relazione tecnica; una planimetria generale; lo stato di progetto; i particolari costruttivi; il piano del colore; l'atto d’obbligo unilaterale, oltre al Piano di Miglioramento Aziendale". "E cosa ll'è codesto obbligo unilaterale e poi codesto Piano?" domanda la signora Giovanna. "Il primo è un atto in cui ci si impegna a realizzare il pollaio secondo determinati criteri costruttivi, a mantenerlo in produzione per 10 anni ed a demolirlo secondo le regole se si interrompe la produzione. Si deve poi versare una somma di denaro in garanzia degli impegni assunti e accettare di pagare una sanzione in caso di mancato rispetto delle regole. Il secondo lo redige un agronomo per dimostrare le esigenze della produzione e del manufatto da realizzare. Tutto chiaro?" chiede il geometra, come se avesse dato indicazioni ad un turista per raggiungere il più vicino distributore di benzina. "Oh dio bono, anche l'agronomo ha da mangiare col mio pollaio? Senti bello mio, è chiaro che tiro il collo ai polli, pensando a chi ha scritto codeste leggi e a chi ve le ha insegnate; qualche pollo lo congelo, qualcuno lo regalo, ma a te non ne darò neppure un pezzetto. Ed ora via dalla mia terra! Mi posso prendere almeno questa soddisfazione?". Provata dalla sua esperienza, la signora Giovanna si trova nel negozio del paese vicino a fare la spesa. Con vero sollievo racconta alle amiche la sua sorpresa, la sua rabbia, la sua delusione per aver dovuto rinunciare ad un sogno semplice ed utile come quello del pollaio. La sua compaesana Fiorenza nel sentire le sue parole scuote la testa: "Mia cara Giovanna, se sapessi quello che hanno fatto a me ... Hanno creato una situazione familiare così tesa che non so come ne usciremo, xxx a loro e le loro regole" e così dicendo la signora Fiorenza tira fuori il fazzoletto e se lo preme sul naso. "Cosa è accaduto?" le domanda la Giovanna, facendolesi accanto e cingendole le spalle, mentre anche le altre donne si fanno vicine. "Sai bene che ho due figli, due bravi ragazzi che volevo avessero la loro casa sulla nostra terra per organizzarsi la loro vita, il loro futuro. Allora vado al Comune, da quei disgraziati, e dico loro che vorrei ingrandire la mia casa o fare due piccoli appartamenti accanto a me per i miei figli e quelli, pensa Giovanna - dice la signora Fiorenza guardando l'amica in volto - scoppiano a ridere! Come avessi detto una stupidaggine!" "Non capisco, perchè ridevano?" domanda un'altra donna che ascoltava. "Questo l'ho capito dopo. Secondo loro non avevo terra a sufficienza per poter costruire per i miei figli. Ora per loro ci vuole tanta e tanta di quella terra per fare nuove costruzioni che solo un riccone può permettersele. E' già una fortuna se possiedo la mia casa con quel terreno che ci ha sempre dato da mangiare a tutti quanti, ma ora non è più possibile fare lo stesso con le nuove regole imposte." "Allora non si può far niente?" chiede Giovanna all'amica. "Potrei solo aggiustare la stalla che sta poco distante dalla casa e trasformarla in abitazione, ma: insomma, una stalla! Siamo mica delle bestie? e poi: accontento un figlio solo ... e l'altro? Deve aspettare che mio marito ed io si muoia per avere una casa? Ecco in quale condizione ci mette il tecnico del Comune!" Nel negozio scende un silenzio di amarezza e le donne sentono tutte insieme il peso di regole ingiuste, che rovinano la loro vita semplice ed incide duramente sul loro futuro. "Ora potete immaginare la mia pena a non avere abbastanza soldi per permettermi neppure di pensare ad una casa con della terra" sospira timidamente una giovane donna da pochi anni giunta nel paese e che sino a quel momento non aveva mai parlato di sè alle altre donne. "Il mio compagno ed io vorremmo tanto un po' di terra dove stare tranquilli, dare spazio alla nostra creatività, alla nostra manualità, coltivare un orto che ci dia da mangiare, veder crescere gli alberi e raccoglierne i frutti, piantare rose e viti, poter vivere del nostro lavoro senza dover dipendere da altri; ma con le imposizioni che corrono s'alzano certi prezzi! O compri la terra o fai la casa: non bastano soldi per tutto. Si deve rinunciare" conclude la giovane. Le donne si rendono conto che quella mattina è accaduto qualcosa di importante tra loro. Scambiandosi le loro storie, hanno messo in risalto un fatto molto chiaro e determinante per la loro stessa sopravvivenza: la terra ha per loro un grande valore, ma qualcuno ritiene di poter decidere se possono disporre o meno di quel valore. Ciò che al tempo in cui loro erano giovani era del tutto possibile, neppure messo in dubbio, ora, per i giovani, è fortemente limitato, spesso negato. "La terra che per loro è cartolina per noi è libertà: noi dobbiamo vivere, non siamo figuranti di una scenografia. La terra che c'è deve essere vissuta: stiamo forse tornando al medioevo? Ogni persona che nasce su questa terra deve poter scegliere come e dove vuole vivere" aggiunge la giovane, che si chiama Margherita. "Con le regole che girano, chi vuole della terra per costruirsi la sua casa, il suo mondo, viene visto con sospetto, come se stesse rubando qualcosa, come se stesse chiedendo qualcosa di cui vergognarsi. Ma se si tratta di una impresa, a fin di lucro e non di gioia, può chiedere quello che vuole!" "Voglio dirvi quello che ho capito girando per Internet e leggendo tante e tante storie come quelle che voi state vivendo - interviene Rosetta, un'altra giovane donna che tutti nel paese apprezzano per la sua passione per lo studio e per il computer -. Il meccanismo è questo: fino a qualche anno fa ti veniva detto che per costruire dovevi possedere un ettaro di terra. Le richieste erano, diciamo, nel nostro paese, 10 l'anno. Poi le persone aumentarono, le richieste cominciarono a diventare 20 l'anno, allora cosa fanno gli amministratori? Pretendono che si debbano avere 3 ettari, così le richieste tornano ad essere 10 l'anno. Passa dell'altro tempo, le persone continuano ad aumentare (i figli dei figli dei figli) e le richieste di costruire tornano a essere, poniamo, 25 l'anno. E così via: ogni volta si tende a restringere la possibilità di costruire in modo da mantenere costante il numero di case, ma la popolazione aumenta! Così cresce la richiesta di terra, i prezzi salgono e alla fine chi non può permettersi di spendere quelle somme deve andare in città, lasciare i suoi cari, il suo paese e cambiare, adattare il proprio stile di vita. Quanti giovani di questa terra son dovuti andare via perché non potevano costruire la loro casa? La popolazione del pianeta cresce, la terra a disposizione è sempre quella e i governanti invece di gestire per bene le cose, lasciano che ci si scanni tra di noi." Rosetta fa una pausa e guarda le donne che si sono fatte pensierose. Così riprende a parlare: "Ho già deciso che io non farò dei figli. Non vi offendete, ma al giorno d'oggi chi fa i figli o ignora quello che accade o è solo annoiato e non sa cosa fare. Io voglio capire sempre meglio come stanno le cose e non voglio farmi fregare" "Tu sì che hai le idee chiare, cara la mia Rosetta. L'hai spiegata proprio bene la faccenda" dice la signora Fiorenza. "Eh sì, che non ce lo potevano spiegare prima tutti questi professori che stan sempre a parlare e parlare e non dicon mai nulla?" dice un'altra donna che sino a quel momento era stata ad ascoltare in silenzio. "Magari ci si dava una regolata, noi donne si facevan meno figli, vìa!" conclude la signora Giovanna. "E' vero - aggiunge la giovane Margherita - e come Rosetta non farò figli neppure io. Ma noi che ci siamo, ora che siam qui, vogliamo vivere dignitosamente e vogliamo quello che ci spetta. Mica se la cavano così, con delle regole a tradimento! Giusto?" "Giusto!" gridano tutte insieme le donne. Ed il loro grido di battaglia già risuona ormai per la Maremma. Se le donne si mettono insieme a combattere per una giusta causa, potete scommetterci: ne vedremo delle belle! Sandra dei Sorrisi Copyright © Laboratorio Eudemonia. Tutti i diritti riservati Sito Web attivo dal 30 - Versione 5.0 - Webworks by HyperLinker.com |