Parlar di sé non è mai premiante. Ma se, trattando di fatti e questioni d'interesse comune, può esser utile raccontare una esperienza personale, non ci si può tirare indietro.
Più di due settenni fa smisi la mia precedente attività di lavoro convenzionale (intendo dire a fin di reddito), ed iniziai una attività di ricerca globale, a tutto tondo, mosso da una forte esigenza interiore.
In verità, anche se l'esigenza che mi muoveva era forte e verace, non mi sarebbe dispiaciuto trarne qualche lira, essendo io stesso un umano, soggetto quindi alle necessità tipiche di questa condizione.
Mi resi conto subito, però, che se avessi voluto proporre qualcosa di davvero utile, qualcosa che eradicasse, definitivamente, i nostri mali, i mali della società, non avrei trovato finanziamenti nè qualcuno disposto ad acquistare subito le mie ricette, esse apparendo nel breve periodo quanto meno scomode per ampie categorie di persone, le quali traggono vantaggi o proprio un guadagno finanziario da questo malandato stato di cose.
Fu allora che entrarono felicemente in azione le mie energie anti-utilitariste: il fatto di non poter trarre un guadagno personale dal mio lavoro non mi spinse infatti minimamente a cambiare idea sulla direzione da dare ai miei interventi, perché ciò che volevo e voglio tuttora è fare la mia onesta parte per cambiare per davvero la società, non solo far finta di farlo o farlo superficialmente o nelle direzioni sbagliate, ma cambiarla nel profondo e per bene, per giunta con gran soddisfazione di tutti.
Ed infatti mi son dedicato a queste ricerche ed elaborazioni per due settenni, di continuo, senza sosta, con una grande passione, spesso con foga, ricevendone indietro un continuum di bellissime emozioni, producendo nel tempo un numero consistente di proposte che, ponendo solo un momento da parte la sempre necessaria umiltà, personalmente ritengo siano di ottima qualità, di primissimo ordine, oneste, definite con precisione e del tutto concretizzabili. Tutto ciò senza curarmi minimamente che non me ne tornasse indietro nulla, bensì interessato a scoprire dove mi conducesse questa ricerca.
Di recente, però, mi son reso conto che proprio questa impossibilità di trarre un guadagno personale dalle innovazioni sociali, da proposte concretizzabili non in oggetti materiali, da vendere sul banco di un negozio, bensì in diverse forme di organizzazione sociale, da realizzarsi infine in Parlamento, rappresenta un grosso ostacolo alla creatività, nonchè all'obiettività ed onestà d'intervento di gran parte dell'universo progressista.
Ad esempio, vi sono intere schiere di persone che si lanciano in sfegatate perorazioni in favore dell'eolico e del solare, incontriamo vasti mercati di prodotti ecologici, oltre che equi e solidali: perché esiste l'immediata possibilità di vendere dei prodotti concreti. E vi sono numerose associazioni e gruppi impegnati nella cooperazione allo sviluppo o finalizzati alla pace che si mantengono entro un molto ristretto, tradizionale ambito d'intervento: perché è proprio a patto di rimanervi confinati che i governi concedono loro i finanziamenti.
E tra tutte queste persone non se ne trova una che s'azzarda ad andare al nocciolo delle questioni cui dichiara di interessarsi, non se ne trova una che si impegna a risalire alla riconosciuta causa primaria di ogni degrado ambientale, sociale, culturale e morale, non se ne trova una che indirizza le sue ricerche ed i suoi interventi nell'ambito della sovrappopolazione, primaria origine di fame, guerra e povertà.
E' vero: vi sono numerosi motivi, contingenti e culturali, che certo influiscono su scelte del genere. Tuttavia, una osservazione attenta ed onesta del vasto e complesso fenomeno progressista non può non condurre a ritenere che la possibilità di trattare e vendere merci concrete, materiali, ed i finanziamenti concessi dalle solite lobby di potere corrotto, dirigono e spesso letteralmente sviano le persone ed i loro interventi lontano da ciò che è più urgente e necessario fare.
Per fare un altro esempio: avete mai udito qualcuno che stia mettendo in discussione il pubblico impiego a vita? Col cavolfiore, che lo troverete! Perché ci si getta a tuffo lì dove si raccolgono simpatie e soldi, ma si evitano come la peste temi che non rendono in termini finanziari, a meno che non si sia costretti a fare proprio gli eroi, quando il male giunge ad aggredirti direttamente.
E' vero, in somma, che le convinzioni della persona contano, specie se si è ancora assoggettati e dipendenti da un sistema di superstizioni, specie se si è ancora attaccati alle tonache dei superstiziosi (che vergogna per persone che si definiscono progressiste e dovrebbero guardare al futuro ed invece continuano a fissare il passato remoto!), ma l'idea di un guadagno, o di un finanziamento, dirige, orienta, pilota comunque fortemente tutti i nostri pensieri e l'intero nostro operato, mantenendoci attaccati ad un guadagno immediato e lontani dal cambiamento radicale di cui abbiamo fortemente bisogno.
Bene: da questo lungo percorso, da queste osservazioni, è nata di recente la proposta per un "Mercato delle Innovazioni Sociali", dove oso presentare il progetto di un possibile strumento giuridico tramite il quale trarre un guadagno proprio dalle idee, dalle innovazioni sociali, dalle riforme Costituzionali, da interventi tesi ad innovare la società non materialmente, non tecnologicamente, bensì, una volta tanto e finalmente, nella sua stessa struttura e culturalmente.
Si tratta di una proposta semplice ma allo stesso tempo pregna di forti contenuti, che offre una sostanziosa opportunità, e non posso che rimandare al suo sito:
il mercato delle innovazioni sociali
per conoscere ciò che può fare. Al momento si tratta solo di una proposta, quindi di una semplice tesi, ma, vedendo il mondo andare velocemente a rotoli, personalmente, pur nella mia insignificante nullità, non posso non provare tutti i modi, che reputo utili ed a me possibili, per contrastare questa rovina.
Tempo fa un saggio ha suggerito, ed oggi lo si cita in continuazione, di essere ognuno il cambiamento che si vorrebbe vedere realizzato nel mondo. Seguendo questo invito, e ritenendo estremamente importante aprire dei nuovi canali d'intervento civico tali che una persona possa guadagnare facendo esattamente ciò che occorre, facendo proprio ciò che deve esser fatto, d'ora in poi la mia attività, il Laboratorio di Ricerca Sociale Eudemonia, offrirà le sue proposte alla società richiedendone in cambio il pagamento di una somma in denaro, proprio come se l'
Uffico del Brevetto delle Idee ed il
Mercato delle Innovazioni Sociali da me proposti fossero già operativi.
So bene che tipo di pensieri, dalla diffidenza allo sfottò, possono nascere in risposta a questa decisione. Ciò che da tempo è una piacevole passeggiata per un innovatore in ambito tecnico scientifico, essendo ancora un'erta salita per un innovatore sociale. Ma chi altri, se non chi presenta questa proposta, se ne dovrebbe far carico, nel bene come nel male? Oggi il denaro orienta l'operato di ognuno di noi, costringendoci spesso a far cose che mai vorremmo o che mai dovremmo. Occorre allora affiancare a quelli esistenti nuovi modi per finanziare e premiare attività e proposte d'interesse sociale, tale che chi lo desidera possa essere motivato a presentare le sue idee senza cadere nelle trappole dei tanti grumi d'ingiusto potere.
I migliori saluti,
Danilo D'Antonio
Internet, il 15/11/37
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