L e i d e e p e s a n o

Quattro chiacchiere con Danilo D'Antonio




Ogni lavoro comporta un dispendio d'energie, quando non proprio un affaticamento. Per questo motivo, gli esseri viventi compiono un lavoro solo se, pur perdendo da una parte, vi guadagnano dall'altra.

Ed infatti la regola del "do ut des" è riconosciuta fondamentale dalle società umane, tanto che tutte prevedono dei castighi per coloro che si appropriano del lavoro altrui, senza aver concesso adeguata ricompensa in cambio.

Perché, anche se vi sono eccezioni alla regola di base, nelle quali si persegue un compenso diverso dall'usuale, per lo più di gratificante soddisfacimento interiore, se fosse reso possibile prendere senza dare, nessuno più sarebbe sufficientemente motivato a fare alcunché, e le società si annichilirebbero velocemente.


Eppure, nonostante la consapevolezza di questo importante meccanismo naturale, le idee, in particolare quelle presentanti una innovazione sociale, sono a tutt'oggi confinate abbondantemente al di fuori di qualsiasi mercato di scambio, potendo esse concedere concreta gratificazione al loro generatore solo attraverso modi indiretti: pubblicazione di articoli, libri, conferenze, etc. I quali modi indiretti, però, essendo in essi il guadagno proporzionale non alla bontà dell'innovazione bensì alla quantità di parole versate, non generano grandi innovatori bensì grandi chiacchieroni.

[A questo proposito, non dimentichiamo che le più grandi scoperte scientifiche sono state esposte in relazioni di poche pagine, con grande scorno degli editori, naturalmente, i quali generalmente disdegnano lo scritto breve, anche se pregno e risolutore].

E così, non esistendo ancora un Brevetto delle Idee a tutela dell'innovazione, non esistendo ancora uno strumento che metta l'accento sulla specifica idea innovatrice, la società finisce per subìre un forte ritardo nel suo progredire sociale, giungendo pigramente ad innovare quando ormai i problemi hanno già generato tragedie e nel frattempo sono sorte altre questioni ancora, in una continua rincorsa in cui siamo destinati ad rimanere sconfitti.


Ma, se si potesse, ed in verità si può benissimo, apporre all'idea innovatrice un cartellino col suo proprio prezzo, si osserverebbe subito una maggiore efficienza del processo evolutivo, così come avvenuto per la tecnologia scientifica, che beneficia da tempo di un ben strutturato sistema basato sui brevetti. Sia perché un maggior numero di persone, anche di elevato livello creativo, si avvicinerebbe all'intervento sociale, sia perché la società stessa porrebbe immediatamente maggiore attenzione a ciò cui è stato attribuito un prezzo.

L'idea infatti acquisisce subito un senso di maggiore concretezza, e si avvia quindi su una strada di agevolata fattibilità, quando viene trattata come una merce scambiabile. Al contrario oggi le idee scorrono via attraverso quel loro modo apparentemente inconsistente d'essere, privo di valore. Dimenticando che invece le idee pesano. Tant'è che ognuno di noi agisce sulla base delle idee che trova in circolazione. Ora: se trova cattive idee agisce male, se ne trova di buone agisce bene, e se ne trovasse di ottime agirebbe che sarebbe uno spettacolo assistervi!


Le idee pesano.

E questo loro peso deve essere quantificabile e scambiabile in un loro proprio mercato.



In netto anticipo sui tempi, operando come già fossimo nel futuro auspicato, in questa bottega offriamo in vendita i nostri prodotti, le nostre idee, le nostre proposte come fosse già in vigore un Mercato delle Innovazioni Sociali. Avendo compiuto un lungo lavoro per giungere ai nostri risultati, ci aspettiamo che queste nostre merci, qualora venissero utilizzate, vengano retribuite sulla base del valore che esse aggiungono alla società.

Sappiamo bene che le presenti leggi non riconoscono alcun valore al nostro intervento, al nostro apporto. Ed infatti, pur rispettando sempre e comunque le presenti leggi umane, esponiamo ed offriamo i frutti del nostro lavoro affidandoli a ben più consistenti, complete, affidabili, immutabili, eterne leggi universali, le quali vogliono venga retribuito ogni cosa di cui si usufruisca, pena il cadere in un preciso comportamento: quello ladresco, furfante, farabutto.

La società, in base alle sue attuali limitate leggi, può in qualsiasi momento appropriarsi del frutto del nostro lavoro, dei nostri prodotti, senza pagare il dovuto. Ma, cadendo nel suddetto comportamento, non si aspetti di ricavarne alcunché di buono. Tutt'altro. Essa ricaverà solo in negativo il valore di quanto preso senza pagare. Le leggi universali di questa realtà essendo ben più determinate a diffondere equilibrio, quindi equità, quindi giustizia, di quanto qualsiasi legge umana voglia e riesca a fare.


In un modo o nell'altro, il Laboratorio Eudemonia sarà comunque ricompensato. Nell'uno: ricevendone un premio in pecunia, e vedendo la società divenire più sana e felice. Nell'altro: sapendo che giustizia sarà fatta.


Senza contare che esiste un altro importante principio naturale da considerare in questo contesto:


Il diritto del Primo



continua a breve ...







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