Date: 09/03/09 6.09 From: Laboratorio Eudemonia To: Repubblicani@yahoogroups.com Subject: [Repubblicani] Public Work 2.0 ------------------- Public Work 2.0 ------------------- Di questi tempi, in cui un lavoro, una attività retribuita, un reddito, sono realtà più inconsistenti ed irraggiungibili di un miraggio nel deserto, mentre i governi dei vari Paesi del mondo si arrabattano per risolvere la "crisi" facendo quasi sempre il peggio che si possa fare: ripetere gli errori del passato, a noi persone semplici, normali cittadini, tocca il compito, in verità non gravoso ma un entusiasmante compito, di immaginare un futuro contenente il meglio che si possa ottenere dalla vita, per la nostra stessa vita. Ed allora immaginiamo, perché prima di fare alcunché non può non esservi che la fase del concepimento puramente ideale, come possano procedere le cose, partendo dall'organismo centrale alla società. Immaginiamo di sederci davanti al nostro desktop, notebook, netbook, un qualsiasi monitor insomma, e di recarci presso il sito telematico Public Work 2.0, sistema d'interfaccia con l'insieme delle Pubbliche Attività. Immaginiamo di aprirvi un ormai classico account e di riportarvi dentro le nostre generalità e poi via via le nostre skill acquisite od in via, o perfino in desiderio, di acquisizione. E poi ancora le nostre esperienze, attitudini, preferenze, anche delle località, od entro quale raggio, preferiremmo rimanere, e così pure quelle caratteristiche psicofisiche che volessimo dichiarare. Insomma: ogni cosa che possa esser d'aiuto al sistema per qualificarci ed utilizzarci al meglio ed a noi per trovare un inserimento adatto e gradito. Immaginiamo che il sistema Public Work 2.0, una volta terminata l'acquisizione dei dati della nostra persona, ci chieda entro quanto tempo desideriamo essere inseriti in una organizzazione lavorativa: se preferiamo mantenerci per un po' di tempo in attesa di un lavoro in particolare, o semplicemente per godere di un periodo di riposo, oppure se desideriamo immediatamente impiegarci in qualche attività. Immaginiamo che a questo punto il monitor ci offra una schermata contenente la lista o rosa delle disponibilità presenti, ordinate a nostro piacimento per tipologia, retribuzione, località, durata dell'incarico, data di scadenza dell'impiego del presente addetto e subentro del nuovo che saremmo noi. Già, il subentro: è a questo punto che appare evidente la differenza tra un qualsiasi sito di collocamento nell'ambito delle attività private ed un ben più composito, armonioso, collaborativo, ricco sistema di inserimento all'interno delle Pubbliche Attività. Se nell'ambito privato il proprietario dell'attività può legittimamente decidere come impostarla, stabilendo, tra l'altro, se sia il caso di mantenere rapporti duraturi o meno, nell'ambito del settore pubblico non esiste altra possibilità che alternarci periodicamente, noi cittadini, all'interno dei singoli ruoli. Ciò sia per evitare la corruzione ed una invasiva oppressione statale sia per realizzare una struttura perfettamente interfacciata con la realtà: dinamica e capace di mutare facilmente secondo le necessità. Proprio il subentro è la chiave di volta che, al contrario di quanto si possa pensare, può renderci tutti felici, iniziando immediatamente a far funzionare alla perfezione la società e quindi donando ad ognuno di noi soddisfazione, sicurezza e tranquillità. Vediamo perché. Ancor oggi siamo quasi tutti preda di una vecchia visione delle cose che le interpreta come statiche. Ci troviamo né più né meno con una tipologia organizzativa, non solo del lavoro ma della vita, che risale all'epoca in cui si riteneva, anzi: i superstiziosi ci costringevano a ritenere, che la Terra fosse immobile al centro dell'Universo. A quanto pare così non è, non esistendo nulla nel Cosmo che non si muova, muti e sovverta nel tempo. Tantomeno la Terra ed i terrestri. Tuttavia, per il meschino scopo perseguito, primi tra tutti, dai tenutari dell'incultura di Stato, da una indegna classe accademica baronale, di mantenere indebiti privilegi accaparrati in passato, la società, e noi tutti in essa, siamo ancora inseriti in organizzazioni, e ci tocca subire ordinamenti, che considerano viventi e cose bloccati in una dimensione atemporale che però è nei fatti del tutto inesistente. Detta in poche parole, con semplicità e relativamente a quanto qui affrontiamo: disoccupazione non voluta e precariato possono esistere solo quando i posti di lavoro vengono assegnati in esclusiva a vita a qualcuno, seguendo le teorie della Terra immobile ed immutabile. Quando il lavoro inerente le attività fondamentali di un Paese viene invece considerato un bene comune, e come tale viene comunemente e costantemente ripartito, seguendo non una teoria ma la pura evidenza delle cose, precariato e disoccupazione non voluta non possono che scomparire. Quando il posto di lavoro è fisso, sarebbe a dire che appartiene a qualcuno, a qualcun altro toccherà la disoccupazione. Quando il lavoro viene periodicamente redistribuito, c'è lavoro per tutti, sempre, e disoccupazione e precariato diventano nient'altro che un orribile ricordo del passato. Senza contare che una organizzazione di questo tipo diviene capace di offrire benefici oltremodo preziosi di cui noi cittadini andiamo ad usufruire. Per procedere nell'illustrazione e comprensione del funzionamento di questo nuovo sistema di organizzazione del lavoro, occorre a questo punto fare una piccola deviazione per ricordare un'altra tesi fondamentale che fa da pilastro al più ampio progetto di Armonica Rotazione Sociale di cui Public Work 2.0 è espressione e parte. Precisamente occorre assodare che una società, sarebbe a dire un insieme organizzato di individui, per ben funzionare necessita di un equilibrio dei vari elementi che caratterizzano le sue due componenti fondamentali dell'espressione pubblica e di quella privata. Sarebbe a dire che il settore delle attività pubbliche non può non bilanciare quello privato allo stesso modo in cui la necessità che hanno le persone ad unirsi, per ottenere ciò che non possono ottenere da sole, non può non bilanciare il più che legittimo desiderio di ognuno di individualismo. Occorre pure capire che questo equilibrio innanzitutto quantitativo, quindi produttivo, che in passato, all'inizio della Repubblica, in modo naturale era stato per un po' cercato, è venuto a mancare vieppiù la PA si è corrotta ed è divenuta inadeguata ai tempi sopraggiunti. Si è infatti avuta contemporaneamente una fuga delle attività produttive dal pubblico verso il privato ed un aumento delle attività definite, sì, "amministrative" ma che di fatto continuano ad operare per lo più un crescente indebito opprimente controllo sul cittadino al solo scopo di sfruttarlo e di mantenerlo in questa sottomessa condizione. In pratica il settore pubblico, lo Stato, non solo è divenuto improduttivo ma pure sfruttatore della popolazione, alimentandosi da quanti non fanno parte di esso, finendo per divenire sempre più oppressore per cercare di mantenere questa abominevole situazione. Ora, una volta che ci si decidesse a disporre le cose come dovrebbero, occorrerebbe far sì che il cosiddetto Stato tornasse ad essere massimamente produttivo, rimpinguando quante necessarie attività economiche, riducendo nel contempo ai minimi termini il controllo sulla popolazione. Per far questo, per operare, pure in breve tempo, questo prodigioso passaggio dall'infame periodo attuale ad uno infinitamente più desiderabile, non vi può essere nulla di meglio che inserire tutto questo oggi caotico insieme nel sistema continuamente migliorantesi di Public Work 2.0. Liberando la popolazione dal controllo ed aumentando la produttività, l'organizzazione centrale alla società, oggi ancora chiamata Stato per la sua unica finalità di mantenere perennemente il suo status fatto di indebiti privilegi, potrà giungere a garantire un lavoro minimo ad ognuno e perfino un reddito da cittadinanza tra un'assegnazione d'impiego e la successiva, facendo nel contempo tutto ciò ch'è necessario affinché la vita scorra degna di quel sentimento chiamato felicità. D'altro canto con un sistema così plasmabile ed allo stesso chiaro e trasparente, rigorosamente Open Source da ogni punto di vista, come quello che qui per sommi capi si descrive, facilmente gestibile tramite un software in parte centrale ed in parte distribuito sul territorio, si riuscirebbe sia a riconvertire con ben maggiore facilità rispetto ad oggi le attività che sono e divenissero via via desuete sia ad applicarvi il personale più adatto. Il quale personale in questo stesso sistema telematico troverebbe tutti, ma proprio tutti e gliene avanzarebbe ancora, i modi e gli strumenti per accrescere e migliorare costantemente, del tutto gratuitamente, le sue arti e capacità. E buon per chi farà ricorso a codesti moltiplicatori di potere personale! Perché Public Work 2.0 non solo permetterebbe ma anzi espressamente richiederebbe agli utenti di esprimere una valutazione sui lavoratori. In modo che fossero proprio tali spassionati giudizi a permettere ai migliori di avanzare. Una periodica redistribuzione dei ruoli pubblici, una piena partecipazione popolare, sarebbe in verità potuta avvenire già da tempo, con i soli mezzi di cui disponevamo qualche decennio fa, grazie al ricorso alla pura buona volontà. Per una specie di malefico incantesimo, per altro perfettamente descritto dalle cronache nelle sue meschine cause e particolari, tutto è invece rimasto bloccato a più di mezzo secolo fa. Oggi, disponendo di un mezzo potente come Internet, il passaggio dalla vecchia PA, a Public Work 2.0 ed alla complessiva ampia e nobile riforma di una Armonica Rotazione Sociale non è più derogabile. Grazie all'uso di uno strumento così modellabile, così potente, qual è il software, si potrà sia introdurlo gradatamente, a cominciare da RAI, Scuola ed Università pubbliche, proprio lì dove genuini innocenti esseri umani vengono oggi trasformati in cannibali famelici aggressori di propri simili, sia continuare a sperimentare versioni sempre più evolute, sempre più raffinate, su piccole parti del sistema. Quanto qui esposto non è che un velocissimo balzo in avanti compiuto per catturare un brandello di futuro prossimo, sufficiente però a farci intravedere la prodigiosa trasformazione che l'Italia potrebbe mettere in atto con successo in capo a breve tempo. Confusione, irrazionalità, insoddisfazione, insicurezza, ingiustizia, controllo, oppressione potrebbero nel breve volgere di pochissimi anni mutare in chiarezza, logica, piena soddisfazione, serenità, giustizia realizzata, libertà, tranquilla operosità. Pensiamo ai primi computer, ai primi sistemi operativi, e notiamo la differenza esistente con le meraviglie di cui disponiamo oggi, e capiremo cosa potrà accadere con Public Work 2.0 e le sue successive versioni. Mai come ora siamo stati padroni del nostro destino. Non stringere la mano che la buona sorte ci porge in questo momento, attardarsi esitanti, sarebbe una grave offesa che essa non ci perdonerebbe. E la finestra temporale, quel breve lasso di tempo in cui straordinarie cose sono magicamente possibili, si richiuderebbe per sempre davanti ai nostri mesti occhi. Sì, perché in un sempre più veloce processo, che culminerà all'incirca tra un tre decenni, senza considerare ora altre marcate incognite, è previsto avvenga un fatto così singolare che appunto per questo è stato definito "singolarità": nell'insieme ignoto di quel che potrebbe avvenire con uno sviluppo della tecnologia industriale non affiancato da un analogo sviluppo della nostra organizzazione mentale come individui e come società, della nostra mente collettiva, non ultimo vi sarebbe il fatto che la vita artificiale, i computer, i robot, potrebbero per allora aver sviluppato capacita perfino più avanzate delle nostre. Presentarci a quest'appuntamento nelle attuali, o poco dissimili, condizioni significherebbe per l'umanità correre un rischio talmente grande da non lasciare molte speranze. E se Public Work 2.0 oggi sarebbe certamente il più straordinario, adeguato e potente, strumento di crescita individuale e sociale di cui potremmo disporre, una sua successiva versione potrebbe alla fine rivelarsi una preziosa interfaccia per comunicare con quella Intelligenza Artificiale che stiamo, consapevoli od inconsapevoli, consenzienti o meno, creando. Danilo D'Antonio Laboratorio Eudemonia Piazza del Municipio 64010 Rocca S. M. TE - Abruzzo tel. 339 5014947 Public-Work_2.0_bozza_40/03/09 - versione finale su: http://Public-Work-2.0.hyperlinker.org