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Le nostre società sono, sì, guidate da una compagine governativa, ma l'insieme di questi istituti alla guida dei Paesi ha strette relazioni con un'altra compagine ancor più corposa, quella amministrativa, preposta ad eseguire ciò che viene deciso dai governi. Questa stretta interconnessione tra i due corpi, i governi da una parte e le relative amministrazioni pubbliche dall'altra, dà a queste ultime un potere non indifferente di retro-azione sui governi stessi, di feedback, di risposta ad un segnale, in qualche modo e misura certamente influente sul segnale stesso.
E' proprio il
meccanismo di retro-azione che rende "intelligente", e quindi funzionale, qualsiasi dispositivo che altrimenti permarrebbe in una condizione puramente bruta. E' proprio il meccanismo di retro-azione che, ad esempio, tramite un termostato, fa sì che una caldaia da riscaldamento non sia sempre spenta o sempre accesa, facendola funzionare in modo da avere la giusta temperatura in casa.
Ora, quanto vadano bene o male le cose nel mondo è lampante e limpido agli occhi di tutti. Tra i vari interrogativi che possiamo porci al riguardo vi è appunto quello di chiederci se questo meccanismo di retro-azione esercitato dalle pubbliche mansioni sui rispettivi governi stia davvero funzionando oppure si sia inceppato, od addirittura non abbia mai lavorato come avrebbe dovuto.
In verità, ancor oggi, vi è spesso una vera e propria commistione tra le due sfere, poiché molte delle persone al governo ricoprono contemporaneamente ruoli pubblici, in questi casi il meccanismo del feedback non rendendosi proprio possibile per la mancanza di un sensore esterno. Ma, tralasciando ora questo aspetto, pur consistente e significativo, notiamo che il meccanismo di retro-azione, per come oggi sono organizzate le cose, incontra anche un'altra, più ampia, generale difficoltà a mettersi in moto.
Notiamo infatti che i pubblici dipendenti sono assunti e permanenti a vita nel loro ambiente di lavoro, la qual cosa non può non porre a dura prova il meccanismo del feedback. Chi, dovendo trascorrere quasi tutta la propria vita in un dato ambiente, si azzarderebbe ad esporsi con osservazioni od interventi critici nei riguardi di qualcuno che fosse fortemente superiore di grado e di potere? Non soltanto per desiderio di una brillante carriera, ma anche per semplice necessità di buon vivere le decine di anni di permanenza nel pubblico impiego, il meccanismo del feedback sarebbe, è condotto, in una qualche misura, ad incepparsi.
E si tratta in verità di una grossa perdita, il potere d'intervento di un qualsiasi pubblico dipendente nei riguardi del proprio governo, locale o nazionale, essendo ben più rilevante, spropositatamente più grande, rispetto a quello detenuto da un semplice cittadino. Tanto che per quei semplici cittadini, che non chiedono di meglio che partecipare alla vita civile dei propri rispettivi Paesi, che non desiderano altro che impegnarsi in un processo di miglioramento delle loro rispettive società, e che per far questo al momento non dispongono di altro modo che assieparsi in mesti cortei, la soluzione ideale sarebbe proprio quella di potersi alternare a rotazione nei ruoli della loro Pubblica Amministrazione per aver un contatto diretto con il loro Governo.
Riflettendoci un po' su, è cosa davvero difficile, è letteralmente impossibile partecipare, se non si è parte di quello stesso insieme organico su cui si desidera influire. Solo l'esser parte di qualcosa, e non certo l'esserne esclusi, permettendo una effettiva, reale partecipazione ed un costruttivo contributo. Sarebbe, dunque, davvero conveniente da ogni punto di vista, se fosse possibile far la propria parte all'interno dei pubblici impieghi: quale migliore situazione che quella di esser dappresso ai propri governanti per assisterli ed incoraggiarli nel loro lavoro? Quale migliore situazione che permanere in un pubblico ruolo non più a vita ma solo per alcuni anni, in modo da non lasciarsi corrompere dal ristagno nè intimorire da alcuno?