Partecipazione alle mansioni e decisioni pubbliche
Copyright © 14/04/40 Danilo D'Antonio - Alcuni diritti concessi - original
In questi ultimi tempi si accumulano, giorno dopo giorno, sempre più numerosi annunci di convegni, seminari, incontri, appuntamenti dedicati alla "partecipazione democratica". Ebbene: colpisce il fatto che si aprano ampi e convinti canali di partecipazione alle decisioni pubbliche quando ancora non si vede nemmeno l'ombra di una possibilità di partecipazione alle mansioni pubbliche.
Come mai così tante persone, che dovrebbero essere mature, giungono ad invitare noi "persone comuni", per lo più prive di una qualche preliminare consapevolezza ed esperienza nell'ambito di ciò che è pubblico, a partecipare addirittura direttamente alla finale fase decisionale senza minimamente chiamarci prima ad una indispensabile, modesta, propedeutica, partecipazione in fase operativa?
Chiaro, semplice e manifesto: è sufficiente leggere le locandine di questi inviti alla "partecipazione" e vedremo che essi partono metodicamente da professori e professoresse assunti a vita nel pubblico impiego o da precari aspiranti tali, da carrieristi pubblici insomma, i quali, vedendo l'esponenziale crescita dell'insoddisfazione dei cittadini, offrono loro un veloce contentino verso l'ambito decisionale, in un estremo tentativo di evitare la perdita del loro posticino fisso ed indebito privilegio a vita nell'ambito delle pubbliche mansioni.
"Vi offriamo di partecipare alle decisioni pubbliche!" gridano a gran voce, sbandierando un lessico e nozionismo d'alto bordo e rapporti provenienti da tutto il mondo, anch'esso per ogni dove ancora succube della casta dei burocrati. (Purché ci lasciate le nostre mansioni pubbliche!): pensano silenziosissimamente, ritenendo di poterla fare franca giungendo fino alla pensione senza che nel frattempo sia sopraggiunto alcun cambiamento nella consapevolezza e sensibilità generale e quindi nell'ordinamento del pubblico impiego.
Ebbene il passo in avanti s'è invece compiuto ed è ormai chiaro che a far la Democrazia sia la condivisione di tutta la Res Publica: dell'intero insieme di impieghi/poteri/redditi dello Stato e pubblici in generale. Per fare una Democrazia di senso compiuto e ben funzionante non basta che ad essere concessi a tempo determinato siano i soli posti di lavoro nel potere legislativo, in Parlamento, bensì tutti i posti di lavoro nello Stato vanno rigorosamente soggetti al ricambio. E, per l'applicazione del puro buon senso, la partecipazione popolare deve iniziare proprio alla base della struttura dello Stato, non mandando persone impreparate fin sull'apice decisionale, bensì permettendo loro di iniziare dai posti di lavoro più modesti per poi eventualmente salire alle vette della macchina pubblica.
Partecipare = essere parte. Parte di tutta la Res Publica. Non del solo apice decisionale bensì a cominciare dall'ambito mansionale. Aver invertito il senso naturale delle cose, aprendo il Parlamento a chicchessia, sta portando al disfacimento non solo il nostro Paese ma anche ogni altro sottomesso ad una "democrazia" apicale. E' dunque primaria responsabilità di ognuno intervenire per fare chiarezza ed edificare un completo e reale Stato di Democrazia partendo dalle fondamenta della Res Publica.
Partecipare = essere parte
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