Il potere delle parole



Copyright © 52/01/02 Danilo D'Antonio - Some rights granted



Nel marasma di fatti e notizie di questi giorni, il colpo di stato in quel lontano Paese, nel versante dal quale s'alza il Sole, quasi non s'ode. Eppure quell'eco non dovrebbe perdersi nel vuoto. Dovremmo rilanciarla arricchita da una osservazione in grado di risolvere atavici problemi non solo in quella terra bensì in ogni quadrante del Pianeta.

Mai s'è fatto un progresso che non sia stato compreso prima e codificato poi a livello di segni. In questo caso sono le parole, meglio usate, ad essere risolutive. Non dite mai più colpo di stato. Dite colpo ad opera di statali: di assunti a vita in ruoli che, se fossero davvero pubblici, sarebbero ricoperti da persone che si alternano a tempo determinato per poi tornare semplici cittadini, umani qualunque, così da esperire direttamente ciò che hanno fatto.

Semplicemente cessando l'uso della parola stato, sostituendola con la parola statali, sarebbe a dire: assunti a vita burocrati carrieristi, si risolveranno dappertutto, una volta per tutte, problemi così grandi che, cancellati i quali, quasi non riconosceremo più la vita, tanto sarà diversa. L'espressione colpo di stato è concepita apposta per nascondere l'origine d'ogni dittatura e conseguenti sopraffazioni ed atti di violenza: nella cessione a vita d'un bene, un potere, una risorsa così importanti da non poter essere concessi indefinitamente bensì da dover ritornare necessariamente al Popolo, così da redistribuirli e permettere a chi succede di apportare benefiche correzioni.

Tiranno è colui che mai restituisce al suo Paese l'impiego, il potere, il ruolo di pubblica proprietà conferitogli. La dittatura consegue al fatto che, non potendo succedergli altra persona, costui, il tiranno, fa il peggio che vuole. Ma lo fa solo per via di altri tiranni che, esattamente come lui, non restituiscono al Paese ciò che questo ha concesso loro. Non c'è tiranno e non c'è dittatura in quel Paese che bandisce l'assunzione a vita in ogni impiego, potere, ruolo pubblico. Non può esserci. Perché il rinnovo regolare delle persone nella centralità, in tutti gli impieghi pubblici, siano essi legislativi od amministrativi, giudiziari, militari o d'altro tipo ancora, impedisce che alcuni s'impadroniscano di quegli apparati e ne facciano quello che vogliono a spese d'un Popolo estromesso.

Ordunque non si dica più colpo di stato ma colpo ad opera di statali. E si bandisca dal proprio lessico pure le espressioni: ingiustizia di stato (ingiustizia ad opera di statali), ruberia di stato (ruberia ad opera di statali), segreto di stato (segreto ad opera di statali), strage di stato (strage ad opera di statali), violenza di stato (violenza ad opera di statali) e così via. Urge una presa di coscienza: nessun umano è perfetto e la perfezione si può inseguire solo alternandoci l'un l'altro. Così che i difetti dell'uno siano compensati quantomeno dai difetti dell'altro. Ovunque nel mondo ruggisce l'urgenza della Banca dei Pubblici Impieghi: si dismettano gli assunti a vita e si riassuma solo a tempo determinato, non più cercando l'impossibile perfezione di qualcuno ma solo verificando l'idoneità dei candidati. In tal modo saranno scongiurati non solo i colpi di stato ma pure ribellioni e rivoluzioni.

Inviamo dunque a quel Popolo lontano messaggi che siano di solidarietà ma anche pregni di potere trasformativo. Avendo ormai compreso quanto sopra, siamo noi, solo noi, non chissà chi altri ma proprio noi, i potenti in grado di aiutarli a cambiare le cose nel loro Paese. Così come di aiutare il nostro Paese a cambiare e pure qualsiasi altro.








A R M O N I C A R O T A Z I O N E S O C I A L E
Copyright & ServiceMark Laboratorio Eudemonia. Alcuni diritti concessi
Sito Web attivo fin dal 29 - WebWorks by HyperLinker