In questi ultimi tempi, diversi assunti a vita nello Stato stanno considerandosi e venendo trattati come eroi. Ma le emozioni non dovrebbero farci perdere la ragione. Se ce ne concedessimo solo un pochetto, ci guadagneremmo tutti.
Forse anche la vita.
Fra coloro espostisi al morbo a lungo, durante il loro servizio nella sanità, alcuni si sarebbero forse potuti salvare se fosse stata già disponibile la Banca del Pubblico Impiego. Invece di ammazzarsi di lavoro (è il caso di dirlo) se nel pubblico impiego fosse già iniziata una benefica, salutare, rinvigorente alternanza tra persone adeguatamente idonee, competenti, preparate, se nello specifico caso ci si fosse potuti avvicendare per meno ore giornaliere, invece di esporsi perfino oltre il normale orario di lavoro, forse alcuni sarebbero ancora tra noi.
Guaio tragico è che, a causa della stasi culturale imposta dagli assunti a vita padroni della cultura, educazione, informazione, nonostante sian trascorsi oltre sette decenni dall'avvento della Repubblica, gli impieghi definiti pubblici non sono ancora potuti divenure tali: partecipati rigorosamente a tempo determinato come esige Democrazia.
E così non è potuta nascere la Banca del Pubblico Impiego ed il posto fisso continua a mantenere le società in quella struttura immota ed immutabile che mai s'adatta al cambiamento che la vita non soltanto offre ma impone come regola.
E' insensato fare gli eroi. La figura dell'eroe poteva essere inevitabile secoli fa, quando non c'erano alternative. Ma possono le persone arrivare a morire oggi, a causa di un posto fisso mai rimosso, per una evoluzione mai compiuta?
Se professori e professoresse, ricercatori e scienziati, non hanno voluto farci avanzare, possiamo noi persone comuni astenerci dal farlo? Certo che no! Abbiamo anzi il dovere di alzarci in piedi e dire: siete tutti licenziati, ora!