Seminario
sulla certificazione energetica:
come liberarsene

Copyright © 29/03/43 Danilo D'Antonio - Alcuni diritti concessi




Tutti sappiamo che è da poco entrata in vigore una certificazione obbligatoria dell'energia consumata negli edifici. Trattasi di norma orribile, perché annichilisce l'umana ragione, nella quale l'ambiente emerge in verità ben poco, sommerso com'è dagli enormi affari in ballo. Gli alibi, le ragioni addotte per normative di questo tipo sono ormai tipicamente sempre le stesse: l'ambiente e la sicurezza. In realtà c'è ben altro che sta a cuore a coloro che portano avanti una POLITICA COERCITIVA.


Andiamo subito al punto. Chiediamoci: per quale ragione i nostri Comandanti (ormai non governano più, ordinano e basta) impongono una certificazione energetica a tappeto degli edifici? La ragione è semplice: perché essi intendono continuare lungo la linea delle privatizzazioni. L'apparato statale non intende produrre più alcunché bensì, corrotto dal settore privato che anela una crescita infinita e spingendo al massimo il mantenuto suo disegno politico fascista, gode del limitarsi ad addomesticare, imporre, controllare, reprimere e gabellare.

Una normativa del genere, che effettua l'ennesima TOTALITARIZZAZIONE del TERRITORIO sulla base del pensiero unico centrale, si spiega perfettamente con l'intento della delega totale alle imprese private. Un apparato finto pubblico in mano agli statali non è adatto a produrre beni e servizi di utilità e così, ai privati che beneficeranno di questa delega economica, viene chiesto in cambio il solito pezzo di carta che sta tanto a cuore alla burocrazia di pretto stampo fascista. Con tutte le conseguenze che questo errato sistema comporta.


Concediamoci ora il breve ma entusiasmante sogno
di come invece potrebbero andare le cose.


Innanzitutto occorre discernere la proprietà collettiva da quella privata. La Collettività (sarebbe a dire ciò che con vocabolo retrogrado molti chiamano ancora Stato, in riferimento al vecchio Stato monarchico antecedente la Repubblica) sulle sue proprietà immobiliari segua le politiche che ritiene opportune. Se preferisce avere una certificazione, piuttosto che accertarsi con la costante presenza di personale coinvolto ed esperto che i lavori siano eseguiti a regola d'arte, faccia pure come crede. Ma non si permetta di dettare legge sulla RES PRIVATA.

La RES PUBLICA (che va notevolmente accresciuta, riacquisita dai privati che se la sono vista regalare da una politica corrotta) segua i dettami ritenuti giusti dalla Collettività. Ma la RES PRIVATA (dei cittadini e delle imprese) sia lasciata libera di seguire le proprie rispettive sensibilità. Ricordiamo che quello che siamo oggi, ogni nostro conseguimento, tutto ciò di cui godiamo, è frutto tanto dell'attenersi a ciò che era riconosciuto valido quanto dello sconfinamento in territori che si riteneva non dovevano essere nemmeno avvicinati.


In una società ben congegnata, il settore pubblico e quello privato sono in EQUILIBRIO tra loro. Il settore pubblico, semplicemente comportandosi in modo adeguato, producendo beni e servizi di elevato valore, SETS THE STANDARD: genera lo standard che lo stesso settore privato sarà tenuto quantomeno a rispettare, se desidera essere COMPETITIVO rispetto al pubblico. Gli ambientalisti sono tipicamente ignoranti di ogni altra cosa che non riguardi la loro specializzazione. Ma noi, che siamo ESSERI UMANI, uomini e donne non squilibrati da alcuna fissazione, noi capiamo bene che è solo a seguito della generale latitanza, dall'impegno democratico di liberare la Funzione Pubblica dagli statali del duce e del re, che le privatizzazioni possono compiersi.


Ordunque, riassumiamo:

1) NON È NECESSARIO IMPORRE, È SUFFICIENTE CHE IL SETTORE PUBBLICO INIZI A FARE IL SUO DOVERE.

2) LE PRIVATIZZAZIONI SONO IL FRUTTO AVVELENATO DI UNA FUNZIONE PUBBLICA DI PRETTO STAMPO FASCISTA.


Basta col PENSIERO UNICO che viene fuori da scuole ed Università FINTO-PUBBLICHE ancora in ostaggio agli statali assunti a vita dal duce e dal re. Anche quando un docente/barone se ne viene fuori con una teoria di decrescita economica, quel che porta avanti alla fine è sempre il solito PENSIERO UNICO che non ammette repliche! Da un baratro si passa ad un altro baratro, da un eccesso ad un altro eccesso. Da un regime ad un altro regime.

La Funzione Pubblica divenga quindi al più presto davvero PUBBLICA aprendosi al contributo di ogni cittadino preparato. Avendo attorno milioni di persone direttamente interessate, non più quel fatiscente MURO di BERLINO composto da acritici statali interessati solo al posto "pubblico" fisso, il mondo politico cambierà immediatamente, radicalmente, iniziando a redarre codici del tutto nuovi che applicheranno finalmente quei principi della scienza che i baroni così accuratamente hanno dimenticato quando si è trattato di consigliare i politici.



Danilo D'Antonio

un uomo libero libera gli altri non liberi



PER UN AMBIENTALISMO SOCIALMENTE RESPONSABILE




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