Astensionismo:
segnale di buon senso,
intelligenza, saggezza

Copyright © 28/04/50 Danilo D'Antonio - Alcuni diritti concessi




Quando una buona metà della popolazione votante si astiene ripetutamente dall'entrare nelle aule elettorali, una persona assennata, matura, un essere raziocinante ed eticamente percettivo, non dovrebbe candidarsi come nulla stesse accadendo. Costei/costui non dovrebbe ridursi a pensare che una così gran parte della popolazione sia semplicemente convinta che il voto abbia poca importanza. In realtà, con l'astensione elettorale, si sta proprio affermando che non è il voto a far la democrazia, che questa non si realizza attraverso il voto, essendo esso solo una conseguenza.

Alla scadenza di un mandato, chi ha tenuto un incarico pubblico rispettosamente lo restituisce al popolo e, come fiore che sboccia a primavera, giunge il momento del voto. Il voto è generato da quell'albero d'alto fusto che è il tempo determinato all'ombra del quale l'eletto accetta di ricoprire un ruolo pubblico. Non desiderando essere considerato, nè trattato, come un tiranno. Notando questo si comprende appieno il senso del fenomeno astensionista. Non votiamo perché intuiamo che non è l'affermare una preferenza politica a far democrazia bensì lo scadere del tempo.

Chiunque tu sia, qualunque ruolo tu abbia ricoperto, alla scadenza del mandato lasci il palazzo e torni a casa: questo è il fondamento della democrazia. L'imperatore, il monarca, il tiranno permanevano a vita ed oltre con la loro discendenza. Tu invece ti distingui da questa figura arcaica capendo che non è tanto la particolarità dell'uno bensì l'arricchimento con altre visioni del mondo a mantenere la società lungo una via d'equilibrio. La democrazia ha la gran finalità di dar lunga vita alla società grazie all'equilibrio mantenuto coi contributi di più persone.

Ma ciò non può avvenire, democrazia non sussiste, se a beneficiare del fondamento democratico è il solo potere legislativo. Ogni potere dello Stato, ogni pubblico impiego, d'ogni livello, deve essere regolarmente restituito al popolo. Altrimenti l'apice decisionale, non avendo rapida e reale percezione del corpo sociale, porta questo a sbilanciarsi fino a che esso non cade fragorosamente a terra. Sono in grado di comprendere questo, di sviluppare un tal discorso, di portare a compimento la liberazione dalla tirannide statale, i candidati che abbiamo davanti?

Che siano giovani o vecchi, c'è tra loro un sol candidato che sia capace di vedere l'insieme, di accantonare le proprie convinzioni, di capire che prima di avviare una qualsiasi politica bisogna, necessita, urge licenziare ogni assunto a vita nel pubblico impiego, ogni burocrate, ogni carrierista pubblico ed iniziare ad assumere persone, competenti e preparate, solo a tempo determinato? C'è un sol candidato che abbia occhi e cervello per accorgersi che lo Stato è ancora così come lo ereditammo dal fascismo: proprietà d'una aristocrazia? Se c'è si faccia avanti.

E se non c'è, che ancora una volta stravinca l'Astensionismo. Al momento non c'è altro segnale di buon senso, intelligenza, saggezza. In vero grandi sono i Cittadini che non intendono accettare questo stato di cose.









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